lunedì 10 giugno 2019

Hayez, De Min e Canova fra Neoclassicismo e innovazione. 10/06/2019

Francesco Hayez è la figura dominante nella pittura italiana del primo Ottocento, ben al di là di quella collocazione lombarda che pur nato a Venezia venne ad assumere dopo il trasferimento a Milano nel 1820. Nato nel 1791 non aveva potuto coltivare i canoni del Neoclassicismo, aveva tuttavia compreso che il Neoclassicismo aveva fatto il suo tempo cessando di essere un movimento innovatore. Nonostante Canova fosse ancora attivo pienamente a Roma, egli si dovette confrontare sia con Hayez che con il bellunese Giovanni de Min (Belluno 1786-Tarzo 1859). Il Canova, contrariamente a quello che si potrebbe credere puntò molto su De Min, intuendone la fedeltà alla causa. Infatti egli sarebbe stato sempre coerente nel praticare un'arte stilizzata, arcaica, neoprimitiva, secondo i precetti migliori del Neoclassicismo, i soli che permettono  di scorgerei esso il primo atto delle avanguardie contemporanee. Ma tanta   austerità attrattiva e retrospettiva sembrava ormai intollerabile, agli occhi delle nuove generazioni, in cerca di nuove tecnologie per l'ottica,  della luce, di costume e d'ambiente. Stava battendo alle porte la concorrenza massiccia della fotografia e i pittori dovevano adeguarsi, e tentare di falciare l'erba sotto i piedi di quella poderosa rivale; salvo capire, ma solo mezzo secolo dopo, col riproporsi delle avanguardie, che quella concorrenza era imbattibile sul suo terreno e che dunque conveniva tornare a coltivare le vie dell'astrazione: come aveva tentato di fare De Min. Hayez invece riporta abilmente la nave della pittura entro le vie maestre della grande tradizione naturalistica, pronta anche a giocare i valori dell'atmosferico e ad anticipare i realismi e gli impressionisti del secondo Ottocento. Scorrendo le opere di Hayez assistiamo ad uno scongelamento progressivo: prima l'abbandono del tema greco-romano, poi affronta il Ema medioevale, per poi abbracciare le immagini di Pietro Rossi e Carmagnola condotti al patibolo, preannunciando i moti risorgimentali. In altre fasi rimembra i Vespri siciliani oppure gli attualissimi greci perseguitati dai turchi.come nell'opera "I profughi di Parga". Ma il Medioevo o la storia in genere sono appena un pretesto, un cavallo di Troia per introdurre un'esigenza di realismo ambientale e di sentimentalismo psicologico. In particolare Hayez raggiunge il meglio quando con un pretesto biblico o no può affrontare il nudo femminile.
 Si tratti di Betsabea al bagno oppure di una cantante come Carlotta Chabert persuasa a posare senza veli, o appena col residuo velo iconografico di apparire quale "Venere che scherza con le colombe".  I valori del Realismo sono là presenti, pronti a dismettere il valore del quadro storico ed epico, per permettere il passaggio della cronaca e del racconto documentato senza l'alibi del romanticismo. Hayez non riuscirà mai, a differenza  dei ben più giovani Morelli, Faruffini, Lega e Fattori, ad abbandonare i veli, i filtri storico- letterarie al contrario andranno rafforzando la loro presenza come involucri di plastica trasparente, avvolgendo le immagini di romantiche visioni.Il perfezionismo descrittivo, la pseudoverità di stoffe e di epidermidi, che erano stati la sua gloria iniziale, si muteranno. negli anni '50 in un abbraccio soffocante, quasi mortale.

Isabella Boari








lunedì 20 maggio 2019

Chi si ricorda di Richard Avedon?

Grande fama di fotografo di moda, Avedon vede nell'arco della sua vita ,la negazione della sua identità di artista. Nato a New York il 15 maggio del 1923, una carriera di fotografo iniziata nella Marina mercantile per ritrarre cadaveri e foto d'identità dei compagni di camerata. E' solo nel 1944 che si unisce al gruppo di fotografi della casa di moda  Harper's Bazaar e si specializza nella fotografia di moda. Ma la sua ricerca va oltre ,raggiunge il ritratto, esegue indimenticabili ritratti di star come Marilyn Monroe, Andy Wahrol, ma si occupò anche di cronaca con le sue celebri fotografie dal Vietnam. Una produzione che poteva essere semplice ed elegante quanto scatenare sensazioni di angoscioso stupore.  Le sue forme perfette da maestro del bianco e nero ci sorprendono e ci trasportano in una zona nascosta delle emozioni, della bellezza e allo stesso tempo del sospeso. Celebri i suoi corpi di donna, che furono presentati anche al Victoria and Albert Museum nel lontano1994 in una celebre mostra. Di questo artista si può dire di tutto  ma non che non abbia sperimentato e scoperto immagini nascoste della camera oscura. Anche la serie degli autoritratti ci rivela una personalità particolarmente burlesca e sapiente, con lo sguardo alle paure e alla realtà della vita.


 L'artista dunque nato dalla moda si impossessa delle sue modelle  per farne altro.   Ma da testimonianze certe il suo studio dell'Upper East Side di NY  ha custodito tante immagini"scomode" impressionanti che non ha voluto mostrare.Non mostrava quasi mai tutte  le sue foto, per paura che qualche museo le volesse acquistare proponendo cifre astronomiche. Votato a non essere considearato nel Gotha degli artisti fotografi, perchè autore delle star e del bel mondo, tuttavia si è mantenuto un libero pensatore e proprio per questo la sua opera acquista valore storico, di un'epoca liberale dove le paure venivano chiamate con il proprio nome. e' uno dei pochi fotogiornalisti che può essere accostato a personaggi del calibro di Diane Arbus e Cartier-Bresson per essere stato in Vietnam a fotografare le vittime del Napalm e a Berlino mentre il muro crollava e i naziskin invadevano la città.Ma fu anche in Italia a palermo documentando nel 1947 la città a pochi anni dalla fine della guerra. Egli della propria produzione parla poco, rare le interviste sappiamo solo che ha dichiarato durante un colloquio con un cronista "Io uso l'obbiettivo sempre allo stesso modo sia davanti ad una modella che a un pazzo: come scudo alle mie paure". E ancora nella sua opera resistiamo alla consapevolezza di sentirci una confusione dell'anima che ci invade, come se ogni immagine penetri nel nostro subconscio invadendo e sollevando emozioni nascoste in reconditi meandri.












La sua vita personale è stata particolare. Una sorella impazzita a vent'anni e mai più uscita da un istituto psichiatrico, e fotografata da lui di continuo fino alla sua maggiore età;  ritenuta la bellezza assoluta e ricordata anche nella sua produzione di modelle, dove Avedon dice si sia ispirato sempre "alla bellezza assoluta ed al fascino di Louise...".Questo evento familiare è il motivo del suo esorcizzare l'angoscia della morte con una serie di immagini agghiaccianti come quella del padre consumato dal cancro, oppure le tante fotografie dove lui esalta le umane imperfezioni dei suoi modelli spesso disperati colti nel dolore enell'angoscia della malattia e della povertà quasi a compensare il glamour del suo  lavoro con le case di modaAnche le star subirono ilm fascino della sua dissacrazione del corpo,, Coco Chanel si fece ritrarre da lui con il collo pieno di rughe. Per rendere le sue figure più tragiche toglie al modello qualsiasi sfondo, che diventa un foglio bianco dove appaiono solo imperfezione e dolore. Usa luci alogene che "sparano "letteralmente il dramma in primo piano, egli crede solo nell'assolutezza dell'apparenza che sia una modella oppure un corpo deturpato. Il destino umano lo interessa come un attore cerca la verità del suo personaggio, tragica o soave che sia.

Isabella Boari (20/05/2019)

sabato 11 maggio 2019

Fotografi tedeschi e italiani degli anni '90: la galleria Raab a Berlino (Isabella Boari 11/05/2019)

Nella storia della fotografia in Germania spicca un tema di fondo che ripercorre lidi diversi. Nella fotografia degli anni '90 viene formandosi un interessante coppia di fotografi che lavora principalmente con la polaroid 8x8 cm costituito da Anna e Bernhard Blume . In una mostra allestita alla Galleria Raab di Berlino essi venivano messi a confronto con ritratti di grandissimo formato 258 x 148 cm che sono opere del fotografo amburghese Bernhard Prinz.

In quell'occasione vennero esposte anche alcune riprese in bianco e nero raffiguranti architetture in pieno contrasto con delle scatole luminose di Andreas Horlitz. E' in quel periodo che la fotografia in Germania diventa un Melting Pot dove confluiscono tendenze di vario genere in confronti e scontri che sono stati i prodromi delle tendenze dell'immaginario attuale.




Questi artisti perseguono la ricerca artistica fondendo le tecniche .Alcune opere sono fotografico grafiche, e rispecchiano la ricerca assidua dell'artista al di sopra delle tecniche , a favore della ricerca dell'immagine. Si passava dalla scultura alla fotografia con dei passaggi di ricerca che non sono avulsi da obbiettivi comuni rispetto alla ricerca sistematica del divenire dell'arte. E' in questa mostra che troviamo dei temi attuali anche oggi, nel tentativo di seguire non solo percorsi multiculturali ma anche multilaterali. E' il caso di Astrid  Klein che situa le sue fotoinstallazioni sopra alle sculture a specchio di Rudolf Bonvie.

Entrambi collaborarono in seguito al progetto "Fremd" (straniero) che durò circa un anno, e dove si affrontavano i temi della diversità e dei contrasti. In quegli anni le migliori espressioni artistiche avevano avuto molto spazio, e la sperimentazione delle avanguardie si era diffusa, anche in altri paesi europei, l'artista che maggiormente racchiude una sintesi dei movimenti del '900 è stato allora Rainer Fetting, che nelle sue opere pittoriche e nelle sue fotografie esprimeva il clima di revisione delle maggiori fasi dell'espressionismo declinandolo con un linguaggio del XXI secolo. Le sue opere ebbero un grande impatto girarono nelle gallerie di tutto il mondo.Quella mostra berlinese ebbe il. merito di far conoscere i maggiori fotografi tedeschi al grande pubblico in un momento nel quale la fotografia aveva avuto .una battuta d'arresto e non era molto seguita dal grande pubblico. Tuttavia molti degli artisti tedeschi, pittori e scultori si cimentavano anche nella fotografia, una opportunità di seguire le loro opere da più punti rivista.  Luciano Castelli ebbe infatti in quella mostra una grande eco e si deve alla sua opera eseguita con Elvira Bach che fu un esponente dei "nuovi selvaggi", la nascita di una sorta di "neoespressionismo" pittorico.


A questa mostra partecipò tra gli altri il fotografo artista Gio Di Sera che si cimentò nelle sue fotografie trattate dopo lo sviluppo con delle "graffiature " sulla superficie, la tecnica "scratch";esse erano accostate alle alle foto iperrealistiche di Caroline Dlugos e delle sue surreali rappresentazioni oniriche. Alla mostra parteciparono con loro lavori sia il celebre regista Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino), che Karl Lagerfeld che si presentò con la foto di Claudia Shiffer. Il grande stilista morto di recente ha comunque dato un grande contributo alla fotografia considerando il lato kitsch dell'immagine espositiva, con una fantastica Schiffer nei panni di Greta sedotta dal turco Medi.

per chi volesse approfondire o seguire: http://www.raab-galerie.de