Francesco Hayez è la figura dominante nella pittura italiana del primo Ottocento, ben al di là di quella collocazione lombarda che pur nato a Venezia venne ad assumere dopo il trasferimento a Milano nel 1820. Nato nel 1791 non aveva potuto coltivare i canoni del Neoclassicismo, aveva tuttavia compreso che il Neoclassicismo aveva fatto il suo tempo cessando di essere un movimento innovatore. Nonostante Canova fosse ancora attivo pienamente a Roma, egli si dovette confrontare sia con Hayez che con il bellunese Giovanni de Min (Belluno 1786-Tarzo 1859). Il Canova, contrariamente a quello che si potrebbe credere puntò molto su De Min, intuendone la fedeltà alla causa. Infatti egli sarebbe stato sempre coerente nel praticare un'arte stilizzata, arcaica, neoprimitiva, secondo i precetti migliori del Neoclassicismo, i soli che permettono di scorgerei esso il primo atto delle avanguardie contemporanee. Ma tanta austerità attrattiva e retrospettiva sembrava ormai intollerabile, agli occhi delle nuove generazioni, in cerca di nuove tecnologie per l'ottica, della luce, di costume e d'ambiente. Stava battendo alle porte la concorrenza massiccia della fotografia e i pittori dovevano adeguarsi, e tentare di falciare l'erba sotto i piedi di quella poderosa rivale; salvo capire, ma solo mezzo secolo dopo, col riproporsi delle avanguardie, che quella concorrenza era imbattibile sul suo terreno e che dunque conveniva tornare a coltivare le vie dell'astrazione: come aveva tentato di fare De Min. Hayez invece riporta abilmente la nave della pittura entro le vie maestre della grande tradizione naturalistica, pronta anche a giocare i valori dell'atmosferico e ad anticipare i realismi e gli impressionisti del secondo Ottocento. Scorrendo le opere di Hayez assistiamo ad uno scongelamento progressivo: prima l'abbandono del tema greco-romano, poi affronta il Ema medioevale, per poi abbracciare le immagini di Pietro Rossi e Carmagnola condotti al patibolo, preannunciando i moti risorgimentali. In altre fasi rimembra i Vespri siciliani oppure gli attualissimi greci perseguitati dai turchi.come nell'opera "I profughi di Parga". Ma il Medioevo o la storia in genere sono appena un pretesto, un cavallo di Troia per introdurre un'esigenza di realismo ambientale e di sentimentalismo psicologico. In particolare Hayez raggiunge il meglio quando con un pretesto biblico o no può affrontare il nudo femminile.

Si tratti di Betsabea al bagno oppure di una cantante come Carlotta Chabert persuasa a posare senza veli, o appena col residuo velo iconografico di apparire quale "Venere che scherza con le colombe". I valori del Realismo sono là presenti, pronti a dismettere il valore del quadro storico ed epico, per permettere il passaggio della cronaca e del racconto documentato senza l'alibi del romanticismo. Hayez non riuscirà mai, a differenza dei ben più giovani Morelli, Faruffini, Lega e Fattori, ad abbandonare i veli, i filtri storico- letterarie al contrario andranno rafforzando la loro presenza come involucri di plastica trasparente, avvolgendo le immagini di romantiche visioni.Il perfezionismo descrittivo, la pseudoverità di stoffe e di epidermidi, che erano stati la sua gloria iniziale, si muteranno. negli anni '50 in un abbraccio soffocante, quasi mortale.
Isabella Boari
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